mercoledì 22 febbraio 2012

partire
dicono e ripetono
come se fossi nato qui per un destino
a loro e a me sconosciuto
e inarrivabile
dimentico e riprendo più tardi
continuo il battere dei tasti
come lo scatto della macchina fotografica
una delizia di potenza
minima e definita
parole e immagini
come svelare un mistero senza risolverlo
come le attuali scommesse in borsa
giocate sui millesimi di secondo
garantite da un tempo cesellato
in spiri d’atomo
percorribili all’infinito
eppure identificabili e inscatolate
come un mattone in un muro
istantaneo e unico
alternanza e ritmo
affanno e sudore
vapori e sacrificio
acqua che erompe nella breccia
azione che travolge e distrugge
senza possibilità di scelta
scorre e non dà tregua
inutile il ruolo scelto
inutile sapere e memoria
e così arrivo dove non sono
nel bianco riflesso delle foglie
provvisoria bolla nella corrente



smitizzare e rendere allegro
il comportamento e l’opera
introverso? io lavoro!
era l’invidia di tutti i ragazzi del quartiere
aveva temporaneamente smesso di dipingere
tutti quanti volevano fare tutto
perfettamente allineato
percorre una pausa descrittiva
sullo sfondo la lista del materiale d’archivio
leggermente sfasato ripete le medesime parole
avanza stando fermo
viaggia senza bagaglio
mira senza bersaglio
occorre guardare e andare avanti
le parole sono diverse ma il concetto è uguale
prevediamo una flessione ma siamo sulla strada giusta
bisogna estendere le tutele
una progressiva transizione
i numeri non sono ancora disponibili
nessuno è sorpreso
spari sul corteo funebre
si apre un nuovo capitolo
e il racconto continua
risolvendosi in modo soddisfaciente
in un mix di alcol e farmaci
disponibile anche su internet

mercoledì 26 ottobre 2011

IL NASTRO È LA MUSICA



rosae rosarum rosae

il percorso dei fiumi visto dal centro della terra

come trasparente radice

ascoltando la sua voce

la tua voce

un sorso di sogni

la mano sinistra e la mano destra

la mano destra e la mano sinistra

denti

leccare specchi

una colonna di specchi

sequenza di perchè senza risposte

il tuo cuore sono io

il mio cuore sei tu

siamo specchi al limite dello spazio

al centro della Terra

sequenza di ritmi

come rimbalzi sull'acqua

come scale sull'abisso

salto nel vuoto

movimenti senza numerazione

indecifrabili composizioni

è pronto ma non ancora scritto

musica

silenzio

.

SII SPORCO
utilizza oersonale non qualificato

riempi ogni pertugio

decora decora

scintilla e spruzza

arruginisce ed evapora

dammi una notte nera e vuota

e vola oltre i margini

accogli il senza scopo

ricuci gli strappi e correggi

senza rifare

aggiungi e cancella

un punto e un altro punto

una linea e una curva

ti voglio di nuovo e ancora

ghiacciaio che spacca la roccia

sorgente che colma ogni buca

onda dopo onda

riempie e svuota

senza spazio e senza tempo

ti voglio di nuovo e ancora

.


SEMPRE DEI PRIMI PASSI
ora frena

ora accelera

luci nella notte

vorrebbe sempre la perfezione

la pulizia immacolata degli inizi

nostalgia delle origini del prima

quando ancora non c'era

quello che ora c'è

agile e veloce primo fra tutti

gli altri dietro

sempre dei primi passi è

dimenticare

lasciare andare e ricominciare

nel piacere

nell'infinito del cuore

spinto dalla discesa

curva dopo curva

virtuoso e protetto

nel vento

veloce

ora è senza domande

qui è senza risposte

altrove in vacanza

per crescere

indispensabile lo attendono

sempre dei primi passi è

interrompere l'attesa e agire

nuovo e innocente

domandando e chiedendo

nella certezza di un ulteriore slancio

ora

.

STARE NELLA PACE
organizzare un trasloco

uno spazio vergine dove abitare

un taglio netto

un legame vitale

senza maestri da seguire

senza memoria

indicando con il dito sospeso

e dire

sopra e sotto

questo e quello

di a da in con su per tra fra

innocenti iniziare l'azione

ascoltando le nostre voci

contemplando i nostri sorrisi

e continuare oltre le parole

oltre i nostri pensieri

a mani spalancate accogliere e dare

senza limiti

.

SCATOLA DI TONNO
è una ferita prodotta per disattenzione

è una porta aperta che non si attraversa

è una porta che non si apre

trasparenza

ascolto dei bisogni

raddoppiare le necessità

cresce senza posa

e dimentichiamo

agitazione

reti

onde

io sono un tonno

agile e sodo

nervi e respiro

occhi spalancati

noi siamo tonni che nuotano

coralli e balene che cantano

dal nero degli abissi a tutto l'universo

bambini che giocano

bambini che cantano

girotondo

la mano destra nella sinistra

la mano sinistra nella destra

ci guardiamo negli occhi

nelle pupille

faville

.

giovedì 11 novembre 2010

DAL "DIARIO 9"

Come belva in agguato, sempre seguito e osservato, pronto al balzo, pronto all’attacco, alla difesa. Un’ombra, un riflesso, un fruscìo.
L’esito della caccia è incerto; l’assalto finale potrebbe non essere risolutivo, fèrale.
Esito, non mi muovo; nascosto tra gli oggetti e i mobili mi segue.
Faccio finta di nulla, imito disorientamento per invitarlo allo scoperto. Non si fa vedere, eppure è lì: dopo la cena, dopo il caffè, procrastinando l’ora di andare a dormire. Si finge assonnato, mima uno sbadiglio.
Sbadiglio anch’io.
Questo continuo seguirsi confonde il vero dal falso, la realtà dal sogno.
Le regole del gioco non definiscono chi è preda e chi predatore, il cow-boy e l’indiano, il marine e il talebano, il sognatore e la farfalla. I ruoli sono ambigui e questo continuo dissidio si giustifica col passare del tempo, col trascorrere degli anni. E ogni volta un gesto o una postura inadeguata rimanda l’azione, i nostri sguardi si incontrano, per un attimo, sufficiente a convincerci che non è il momento, non è ora, non è qui.
Non ancora. Non ancora.




RATAVATAR
(prima)

ancora e ancora
bello bello bello
il nostro che non vogliamo
nel tempo elettrodomestico
senza punti e senza parole
del dovere meccanico
ponte bardato a festa
simula costanti interferenze
visioni di immagini di eroi nuovi
misurate in corazze nude
da vestire
con storie per consumare

il corpo defraudato
ritorna e mancando
lavora da dentro
inascoltato
invita questo sole
alla tempesta megnetica
per cadere come angelo caduto
ancora
e per sottrazione svanire

altrove
la parte e oltre il tutto
svela la promessa
delle valige pronte
delle sedie occupate
delle chiuse idroelettriche

-Gaia scienza-
codesto solo
oggi possiam dirti
ciò che non siamo
ciò che non vogliamo





Saba: “la rosa più bella è quella che non colsi”. Ampliando il concetto oltre (forse) la sua intenzione originaria e dato per certo che non c’è una sola visione del reale ma una miriade di visioni da cogliere, o meglio, che ci colgono (complementari all’unico flusso che le ingloba); è proprio la visione a noi celata quella più importante, proprio perché è quella che più ci riguarda, più vicina e perciò nascosta e misteriosa.
Dove sono non è.
“Solo è colui che manca, e perciò ritorna” (Bene è un ottimista).
Importa ciò che non si vede, la parola che non si ascolta, la musica coperta dal rumore, la frase che non si capisce. Per questo è importante il costante ascolto interiore: per saper cogliere ciò che non si sente.
Concentrandosi non si sente, si coglie nella disattenzione, nell’errore, nelle pause, sviati dall’accordo errato.
Affascinante, poco interessante.
È dove non sono.
l’equivalenza nasconde l’identità
la ripetizione nasconde il movimento
il pleonasmo nasconde il significato
l’unità nasconde la differenza
l’omotetia nasconde l’evoluzione
la simmetria nasconde l’uniformità
la confusione nasconde l’intento
il discorso nasconde la pulsione
il ciclo nasconde l’eternità
il vuoto nasconde l’agitazione
il nulla nasconde il molteplice
Alcune volte riflessivo, altre no.
Reciproco forse.
Comunque tutto da verificare.
Non capisco, perciò spiego.
il ricatto nasconde il bisogno
Certe volte esagero e dovrei veramente occuparmi dell’affitto.
la necessità nasconde la provvidenza
la violenza (fisica) nasconde la manipolazione (eccessivo autocontrollo)




18.IX.MMX (algoritmo astratto)

DAL CONTESTO


SONO APPENA ENTRATO E MI STO CHIEDENDO COSA FOSSE.
CERCO DI DISTRARMI UN PO’:
CI SONO DEI CIOCCOLATINI SUL TAVOLO,
SPERO DI RESISTERE ALLA TENTAZIONE.
DISTINGUO LE SINGOLE COMPETENZE.
SPECIALIZZATO, ANALIZZO SEGUENDO LE ORME DELLE TRASCRIZIONI.
CHE COSA È PIÙ DIFFICILE?
È SEMPRE COME SE FOSSE LA PRIMA VOLTA.
C’È OVUNQUE LA POSSIBILITÀ DI RICERCARE UN’INTESA
CON UN DIALOGO FITTO E INTENSO CHE VIENE AMMORBIDITO.
LE INTESE SONO SSOLUTAMENTE DIVERSE, ANCHE CON TE STESSO.
CI SONO POI TANTI EQUIVOCI, ANCHE ECCELLENTI:
UNA TROVATA PUBBLICITARIA CHE VOLENTIERI ACCOLGO,
UN PICCOLO VIAGGIO NEL TEMPO.
SONO PREPARATO.
MI SENTO CONTEMPORANEAMENTE IL GATTO E LA VOLPE.

Mi ha colto preparato la lettura dell’estremista Sgalambro: ero già convinto della realtà dell’illusione di un cambiamento, di un miglioramento e dell’assurdo spettacolo dell’agitazion mondana, in alcuni frangenti persino divertente. Questo è il senso della raccolta delle notizie di cronaca che con ironia fèrale ripetono il flusso e il riflusso di una stupidità sofferente a cui non c’è scampo.
L’ipotesi è che tutto questo sia un velo che nasconde una visione, un progetto più limpido e lucido di cui non vediamo che intermittenti luminosi baluginanti riflessi, tracce sparse senza possibilità di una continuità probatoria.
Ipotesi che forse è meglio evitare di affrontae seriamente, inventando strane occupazioni con effetti speciali e abbaglianti trovate, onde evitare la sofferenza di una lunga tortura e conquistarci una via di fuga veloce e sicura.


AL TESTO

SUL GRETO DEL FIUME
SULLA RIVA DEL LAGO
SASSI RAMI SECCHI E SACCHI DI PLASTICA
SCHIUMA PORTATA DALLA CORRENTE.
AMMIRO E CONTO LE ONDE
COME UN CANTO CHE OFFRO
AL FLUSSO CHE RIFLETTE E SPECCHIA
L’IMMAGINE DELL’ALTRO CHE CANTA E RITMA
IL CHIARO SUONO CHE RIFRANGE IN BOLLA
UNA DIMENSIONE CHE RAPISCE E ANNULLA.
ASCOLTO SUI PALMI STESI
L’ONDA CHE ARRIVA ALLA VITA
FRESCA FREDDA ESTRANEA.
CHIUDO LA BOCCA E MI TUFFO.
IMMERSA TESTA TEMPERATA.
MI ABBANDONO ALLO SLANCIO
E NELLA MEDESIMA ACQUA
NUOTO VERSO L’ALTRA RIVA.

Che dire?
Oggi piove e passeggiando per strada osservo i rigagnoli che scorrono sull’asfalto e le gocce che creano bolle nelle pozze.
I miei passi rinnovano le onde del flusso, con le scarpe umide sguazzo e l’acqua salta e rimbalza lucida e viva.
Dalle auto che passano scaturiscono californie liquide.
Come spiegare?
Sento la gioia del ritmo, del gioco, della libertà espansiva, del ciclo inarrestabile che dalla sorgente arriva al mare, che dalle nubi cade in pioggia.




Trasferta domenicale in bicicletta ad Origlio.
OCCUPAZIONI DOMENICALI ESTIVE:

taia l’erba
tirà sü i föi
fa l’aspirapulvura
taia la scèsa
fa cagà ul can
svöidà la bursa
serà ul cancell
purtà a spass i fiö
netà la machina
lüstrà ul buton
cambià i lenzö
cambià la sabbia dal gatt
fa girà la moto
ciapà ul suu
nà a truvà la nona
tirà sü ul mür
dörmi fin a mesdì
portà fö ul caval
tirà sü la ramina




28.I.MMXI giornata della memoria
Toute la journée
on pourraît dire oui
sans me regarder
Sono arrivati tantissimi messaggi.
La vita è bella è un film che i bambini possono benissimo vedere, quelli che non vogliono vedere la partita.
Per tre anni di seguito.
Ci vedevamo ogni tanto in piazza Mazzini.
come capitava spesso.
Lui era un mercante di schiavi.
tutti parlano dell’avvenire della nostra invenzione
che cosa ne farà l’uomo?
Non sarà possibile essere presenti in tutti i luoghi.
La zona grigia. L’amico ritrovato, Due soprattutto.
Aveva capito chi ero. Sitting naked by the phone.
All’interno della colonna sonora.
Si autodefiniscono sfacciate.
Sei libero il tre? Dipende dal due!
L’aveva conosciuta in Spagna. Un po’ di cortina fumogena.
Ha lavorato nell’esordio. Ascoltiamo i nostri sogni.
Io devo dirvi che non sono quello che voi credete.
Vivo un po’ provvisorio. Rendono la vita una favola incantata.
Lei ha studiato ma è stato ma è stato sempre rimandato.
Meno male che l’hanno rimesso in circolazione.
Look in my life, I’m a lot like you were.
Una giornata incredibile. Era in piena estate. Doing my job.
Poi andai al cinema. Like a ferry. Voglio una foglia.
Sono anni che lei va al posto suo. On the road.
Non c’è bisogno di andare fino a laggiù. Coast to coast.
Stai lontano da me. Questo non mi era mai capitato.
Quello riesce a entrarti sotto la pelle.
Quindi: non fiatare.

mercoledì 23 aprile 2008



DAL DIARIO 6 E DIARIO 7: 2006-2007



io sono un iceberg
mi sono staccato dalla calotta polare
quarantasette anni fa
e mi sto sciogliendo lentamente
adoro questo sole che mi consuma
adoro questo oceano salato
che mi sorregge e disperde
il mio ghiaccio
contiene entità antiche
di millenni,
di milioni di anni
una parte di esse ha origine cosmica
arrivate sulla Terra
da comete di passaggio
nomadi padri che danzano
nella luce di mille soli

sono un iceberg
le mie particelle sono distribuite
omeopaticamente dalle correnti,
dal vento
si mescolano
a tutte le altre gocce d’acqua,
sorelle compagne di viaggio
liberate nell’atmosfera, nell’oceano
informazione di vita di altri mondi
la Terra ringrazia e assorbe
questo dono rigenerante, difensivo
respirato e bevuto
da animali e piante
assorbito e filtrato
dalle rocce

sono un iceberg enorme e bianco
ponte di luce iridescente, arcobaleno
la mia più grande parte sommersa
si erge sugli abissi
memoria invisibile indivisibile
nutrimento costante
di quel minore visibile
picco splendente
cristallo di carne e di ossa
che vive nel presente
antenna vibrante, filtro discreto
che desidera e consuma







31.XII.MMVII esposizione delle “frattaglie”: numerate a china su fogli grandi datati “2007”;
ecco la lista dei titoli:

ARPA METEREOLOGICA
I SUOI SIMBOLI
ARPEGGIO NEBULOSO
RISPONDO DAGLI ABISSI
PROVA IN ROSSO - INCHIOSTRO SCOLASTICO-

SALITA SULL’ARCA
VIA DIMENCATA (AGNO)
ATTRAVERSA IL VUOTO
ARCA LETALE
EPPUR SI MUOVE
BUCO VERO (RASHOMON)
PERDITEMPO (SCAPPA!)
SEGRETO NON RILEVATO (SOLLIEVO)
TERAPIA CON DIDATTICA RAZIONALE (LA VISIONE DEL MONTE)
(ECCO L’UOMO!) ECCO L’UOVO!
GRATICOLA GRATIFICA
MAN MANO
CENTO GRAMMI SOPRA IL CICLO
ABBONDANZA È CONDIVISIONE
IRTO D’INTENTI
DEVI MUOVERTI PER VEDERLO (SALTO A CHINA)
NOIA UGUALE
ORCA PEPPA! (MANGIAPINNE CINESE)




ETERETE
Nella moltitudine
ottiene vorticando l’ubicuità più uno
come nel cosmo così nell’atomo
marcando i volumi nella sfera
uno dentro l’altro in fasi ordinate
danza come corda chiusa
in infinita ombra di trame.

Lampeggiando e sbattendo la porta
allacciando le stringhe
alzando un braccio
friggendo cristalli a colazione
a cena in bilico sugli abissi.
Una carezza, un poco d’attenzione
una rima, una pezza, un’emozione.
Una cascata di lacrime,
un vortice tra le rocce.
Spavento e fantasia.

Sognare.

Cosa raccontare?
Quando suono è la mia storia!

La parola è una strana prigione
tutto ottiene meno uno
come perla in esilio dal filo
marcando i punti sulla curva
tra un tempo e uno spazio
non ancora umano che sa,
agita e percorre.
Veloce patumf tra patapumf
immersa in stracci e carta
semina paziente
legando virgole e punti
leggero respiro di zero e uno.
Gola e tamburo, ponte di ossigeno.

Guarda come scrive la Natura!
Silenzio.
ma
ancora una parola
dal cuore viene la luce che mi vive
e ascolto e scrivo
solo una parola.

È sera e la cena si raffredda
a meno venti
uno schiocco di dita la fa gelare
frutta e verdura
umori e odori
sagome nel vapore.

Ho perso il cappello e
ci ho guadagnato un soprabito
impermeabile lavabile
non mi salva dalle frequenze
e nemmeno dalle scie. Ma:
filo la misura e il piacere
respirando mangiando pensando
il mostro è diluito
maschera fluida smorfia trasparente
alveoli stomaci cervelli
uova pesci e vitelli.

Ho preso un’influenza e
ho perso la parola.




31.VII.MMVII
Un lungo discorso metafisico sull’origine del linguaggio.
Il suicidio di Hemingway.
Lo sherpa Tensing.
Un oggetto perfetto, bellissimo, dal significato oscuro.
Il contenuto esoterico di un romanzo bestseller.
Un risultato raggiungibile solo per via intuitiva.
Un manufatto assolutamente incomprensibile eppure chiaramente completo.
Un sogno dimenticato.
Una fine procrastinata.
Origini disperse.
Un genio in pausa, che scarabocchia su un tovagliolo.
La somma delle parti non è il tutto.
Scoprire un talento in azioni secondarie.
Capire molto tempo dopo perché e meravigliarsi dell’esecuzione perfetta e completa eppure totalmente inconsapevolmente eseguita.
Ogni giorno perdere un’ora per fare/non fare un’azione apparentemente senza senso.
Stare a casa con se stessi mentre tutti fuori partono per le ferie o vanno alle feste o partecipano a manifestazioni sportive, politiche, religiose, eccetera.
Passano veloci senza lasciare traccia.
Una frequenza continua che solo noi detettiamo; una vibrazione che solo noi udiamo.
Rumori in cucina alle tre del pomeriggio.
Toccare il fondo con una sonda poco o per nulla attendibile.
Non desistere malgrado nessun risultato tangibile o intangibile.
Fare il pazzo imitando comportamenti alla moda.
Sviluppare ciò che è stato a malapena accennato.
Spazi vuoti da riempire in seguito.
Uno sviluppo non previsto eppure accettabile.
Parenti sconosciuti.
Assolutamente inadatta e sola: inconciliabile, diversa.
Vasi senza sottovasi.
Arrestarsi nella metà dello spazio visibile.
Una povertà inattesa e incomprensibile.
Le leggi della visione.
Opera nella fecondità un solo accordo.
Minare lo spazio.
Occuparsi dell’archivio fotografico.
Strade deserte a mezzogiorno o alle sette di sera.
Tutto qui…….




2.VI.MMVII
Invisibile.
Invisibile indivisibile.
Invisibile è tutto il nostro amore.
Invisibile è l’opera
nelle tue mani vuote.
Invisibile è il desiderio
nella tua testa.
Invisibile è quello che sai e
non dici mai.
Invisibile.

E Fosco mi dice:
ho una cartella di disegni.
E io gli dico:
non credo più alle parole.
È tutta retorica:
hanno perso precisione.
Le parole sono come i disegni:
mi dai una linea, un punto,
mi dai una bella sfumatura e
una prospettiva efficace
e il mio occhio vede e ammira
riconosce e ordina
e vede un cane, un monte, un albero.

Che bravo!

Ma è il mio occhio che ha fatto
il disegno
il tuo disegno
il mio occhio.
Quello che è solo un po’ di sporco
su un foglio
ora è una figura
invisibile agli altri sensi
Per questo la scultura è
il destino del disegno.

Senza occhi
tocchi.
Senza occhi
senti e batti e mordi e accarezzi.
Invisibile è tutto il nostro amore.
Invisibile la paura e il coraggio.
Nell’invisibile osi senza limite
perché tutto è possibile
nell’invisibile.






La poesia è quella cosa che non lava
il sangue col sangue.
Non crede all’occhio per occhio o
al dente per dente.
Non insulta e non fa propaganda.
Attraversa l’Apocalisse
a scarpe slacciate canticchiando
lala lala la.

Non torna indietro.
Non riesuma cadaveri e non visita
vecchie trippe marce.
Dice no alla routine e alle abitudini.

Non è retorica.
Sente e non capisce.
Salta e non spiega.
Senza strategie
Senza analisi.

La poesia sta sulle proprie gambe,
non sa per dove eppure parte
e scala monti e valli
per anni e anni.
Ti porta oltre,
oltre il fiume.
Ti porta sull’altra sponda
dove la bellezza è espansione
armonia di voci e di luci.








Eterno assente ciclo concluso,
dimenticato ma dignitosamente ripetuto,
come vecchia litania
dalle palpebre pesanti.
Testardo inflessibile labirinto.
I frutti del loro ventre.
Rassegnazione
dalle origini accoglienti.

Parole come
amanti invecchiate troppo presto;
come i peccati prima della psicologia.
Ignoranti sofferenze dal cuore vacuo:
cibo succulento
per quelli di cui non si dice il nome.

Non importa.
Non porta, riceve in ogni caso,
senza leggi né limiti,
ora e per sempre.
Per tutti.
Plasmata sul loro fisico,
ad immagine e somiglianza dell’
Eterno Imperturbabile,
dalla superbia glaciale.

Silenzio è il segreto.
Invisibile l’opera.
Indivisibile il cielo.
Un caso, un destino.
Un essere nero colossale, invincibile.

(Stupefacente furbizia dei furbetti di regime.
Implacabile perfezione dei boia. Eccetera.)
Gelido in ogni vena.







ALZATA
Generatori per la vita dei mondi.
Turbini mulinanti e ancora
maelström icone galattiche
cicli stellari,
di bolidi ghiacciati
gravide buie lontane
nebulose gemelle,
ritmi traiettorie e
curvi pozzi insondabili
che lavano
levano da macchiniche foie.

Più grande e sobrio
dei fasti tecnocratici
il fido vento filosofico
offre quel che non si vede
ma che tutti hanno:
ciò che nessuno negli altri
riconoscer vuole
perso nei sogni
che ogni ricettacolo sogna,
così come fuoco fatuo
che consuma e cambio non produce.

Illumina e vesti
il vacuo girare in nero operare.
Porta al giardino il passo
e invisibile semina
arcobaleno di spiri
che tutto vede e
dove vuole arrivare decide
errando nell’ordine,
cadenza ancora sconosciuta
che dell’arco l’aereo ritmo rinnova.





I SETTE SAMURAI
isolato e ritmato
è già stato fatto
i villaggi sono diversi
possiamo mangiare anche miglio
anche l’orso esce dalla tana
quando la fame gli morde le budella
pioggia
che dobbiamo fare?
va bene, arrendiamoci!
la gradiranno
non ha fatto che piangere così
è diventato quasi roco
vacci a capire!
resistere e lasciarsi andare
non sono quello che credevi
agenti esterni
su, andiamo!
perchè sprechi altro riso?
alienato come in stato di terrore
come in stato allucinato
ascoltatemi, vi prego!
non è certo una proposta allettante
cento volte meglio un cane
sono pronti a privarsi di tutto
per essere difesi
accetto il vostro sacrificio






Certo, manchi!
Bicchiere mezzo pieno, vuoto diventa.
Certo, manchi!
Un cuore mezzo vuoto fiamma non è.





FATE RIZOMA!
dicevano quelli a cui poi mancò il fiato ne ritrovarono poi per caso
alcune tracce sparse sul marciapiede durante la visita alle trippe digerite rigurgitate e rimasticate
come fa ogni vacca sacra come conviene
ad ogni semaforo impazzito
in fondo al tunnel in fondo ai cunicoli della città sacra del labirinto delle sinapsi
cristallizzate in percorsi obbligati FATE LA LINEA, NON IL PUNTO! … e giù a tracciar logaritmiche
con innamoramenti alfabetici algoritmi del delirio vulcanicoantiedipociclopomonotonico ... e così via.

Quello si sbaglia, e di grosso anche:
quando si stende il labirinto
non rimane “una linea”,
sono due!
Fine.





Ma a cosa vale una raffinata analisi del passato
di fronte all’imponente necessità del presente?
Una talpa scava centinaia di metri di cunicoli.
Quanti pezzi esegue un operaio
alla catena in un giorno?
Il peso della recitazione del rosario
di un milione di fedeli per dieci anni.
L’esecuzione e l’ascolto
del Deutsche Requiem di Brahms.
I sette samurai di Kurosawa.
La fiamma di una candela.




nel bosco incantato
é sufficiente una lucciola
ad illuminare il cammino



È NELLA CRISI
CHE IL MISTERO SI SVELA.










Prima di riflettere su un problema:
risolvi.
Prima di pensare di dire una cosa:
dilla.
Prima di dire di fare una cosa:
falla
Prima di organizzare un’azione:
agisci.





un intellettuale è un uomo di cultura
che se lo porti nei salotti
non ti fa far brutta figura
e sa pure trovar la giusta posa
se c’è da farsi fotografare
con la sposa





Non c’è condizione.
Non c’è misura.
Ogni desiderio è estinto.
Non c’è mezzo.
Dilatarsi come un’esplosione.






Lezione dello scheletro:
la carne è un perfetto cristallo
che risplende nel presente.





Rimanere giovani nello spirito
anche senza riuscire a realizzare
grandi cose.
Rimanere nella semplicità
combattendo il compromesso.
Affidarsi alle scelte del caso e
difenderle da ogni ostacolo.
Affidarsi alla visione
diffidando delle prove.
Aprire libri a caso.




Una visione non è democratica:
non si spiega,
il più delle volte è irrazionale.
Fidati!



STOCASTICA EGREGORA OMOTETICA





Non fare nulla,
per gli animali è
un’attività biologica
naturale.




DIFESE E OFFESE
ramificazioni della vena aorta nel fegato
polmoni
cervello
sistema linfatico
stomaco
sistema sanguigno
Strutture frattali nelle architetture e nei dipinti nei templi dell’antichità.
Il giardino pilifero del nostro intestino misura circa 300 mq.





dove c’è
una persona che aspetta
c’è
un cane che caga





quelli che vengon dietro
badino
a chi davanti
schizza
per nettare il vetro





sospesa e aperta
verde e agitata
si protende
oltre la pluralità
oltre il molteplice
in attenta attesa
dell’offerta contemplazione




Di quello che non conosco
non posso parlare.
Di quello che so
non ancora.




porcospini schiacciati
pinguini scuoiati
farfalle infilzate
balene sonarizzate
lotteria evoluzionista




Sento odor di minestrone, ma attorno vedo solo parcheggi, autorimesse e appartamenti di lusso a serrande abbassate.






31.VII.’84

QUANDO SENTO E' ALTROVE
COSI' POTREI SENTIRE
SOLO SE NON FOSSE

QUANDO NON SENTO C'È'
COSI' POTREI SENTIRE
SOLO SE NON FOSSI



I.’86

TUTTI AD ASPETTARE LA GRANDE MANO
DOVE RANNICCHIARSI
PER ESSERE SOLLEVATI IN ALTO
IN ALTO
TUTTI AD ASPETTARE LA GRANDE MANO
DOVE RANNICCHIARSI
PER SOLLEVARSI IN ALTRO
IN ALTRO



AD UN TRATTO UN FASTIDIOSO PRURITO MATERIALISTA: UN MONDO GHIACCIATO DALLA NECESSITA'



MI SENTISSE IL SOLE NON POTREI MENTIRE DICENDO




PROTEZIONE E GIOIA



QUANDO TI PESI
HAI TUTTA LA VITA
MISURATO





WRIGHT NEVER SAW THEM




I.’86
SU MANHATTAN A VOLO D'UCCELLO

LA PIOGGIA D'ORO
ERUTTANDO MONETE

GUARDA IL MARE
NEL CUORE
IL PIACERE DI UN ORMEGGIO

L'INDUSTRIA
CURA DELL'IMMAGINE
ELENCO DELLE IMMAGINI
LEVE PULEGGE INGRANAGGI ASSI
AL MASSIMO DELLA LORO FORZA

RE DEI IL GRAN C
ATOMICO DELLA ARF ARF
FORTUNA DELLE
FORTUNATI DEL
AZZARDO DUCHAMP
ELIOGABALO DELLA SCENZA
FASCINO DELLA TECNICA

LE FORME E LE DECORAZIONI

I SUOI VOLTI INGRANDITI
ZONE NASCOSTE DEL TEMPO
ATTRAVERSO IL PICCOLO TAGLIO
DELLE LINGUE
DEI SEGNI
NEL TEMPO
DEL SONNO

IN UNA PAROLA
RACCOLTA E DISTRUZIONE






VENTI MILIONI QUI
VENTI MILIONI LA
SEI MILIONI GIÙ
SEI MILIONI SU
CAINO E ABELE L'APERITIVO

BUCHI NEL CIELO
BUCHI NELLA TERRA
METEORE O VULCANI
SINO AD ESAURIMENTO DELLE SCORTE





24.IX.’84

RANNICCHIARSI NELLA CAMPANA SOLARE
MI RISCALDANO FREQUENZE SCONOSCIUTE
RICONOSCERSI NELLA PAGINA DISTILLATA
L'EMERSIONE DI NUOVI CANALI TURBINANTI DI VOCI
ECCO LA FOSSA RIVELATRICÈ DELL'ORA E DEL QUI
NEI TRIANGOLI GRAFFATI LA LEGGE DELLA STRUTTURA
NON PIÙ OPERE MA VOCI GENETICHE
NELLE ECO COSMICHE L'OMBRA DELL'UMANO DESTINO
RICONOSCERE I MORTI E MORIRE CANTANDO
NEL BORBOTTIO DELLE VITE ORGANIZZARSI A FLUIRE





DI FRETTA IN FRETTA
IN BICICLETTA
IN TRENO
PIGIATI SUL BUS
PERCORRONO CITTA'
CONSUMANO PALAZZI
VIGNE SALAMI E FORMAGGINI

SEDUTI
ALLO SCANNO BOLLATO
ALLO SCHERMO ELETTIVO
SI MANGIANO A MEMORIA
NEL PIATTO USATO DELLE PAROLE

CONTANDO I CURVI FUOCHI DELLE STELLE
M'ALZO DRITTO E PARTO
LINEA NEL CIELO
PUNTO LONTANO




3.V.’85

CHE NE SO DEL DOVE SONO
TENTO AL GIORNO O GIÙ DI LI
MARCONDIRO SEGNA IL PUNTO
MARCONDO' RICORDA E DA'

PER IL DI' DEL COMPLEANNO
CHE E' IL MIO E DI QUELLO LA
SEGNA IL VENTO QUELL'UCCELLO
E DOMANI PIOVERÀ?

GIOCA E TRITA
TRITA E GIOCA





BAVE
DI LUCE
RAGNI
NEL VENTO




CONTANO SUI LOMBRICHI
CONTANO IN PIEDI
ANCHE SEDUTI
MAI ALL'OMBRA

SONO VACCINATI E
SI PRTANO TUTTE LE MALATTIE
TATUATE SULLA FACCIA
E NON SI SONO ANCORA ESTINTI

AD OCCHI APERTI VICINI E PICCOLI
PROMÉTTONO A TUTTI
CHE UN GIORNO RITORNERANNO

PAGANO I DEBITORI INVESTENDO
SULLE GIOVANI GENERAZIONI
PROGRAMMANO L'ESTASI CON PRECISIONE
CONTANO I SECONDA
ANCHE I QUARTI
VOGLIONO SEMPRE ESSERE I PRIMI
A FARE CILECCA

SONO VACCINATI
CINCINNATI BELGRADO TOKIO
PER LORO E' SENZA IMPORTANZA
LA MEDESIMA CAUTELA

SONO AMATI QUANDO PASSANO COL ROSSO
ARMATI SE INNOCENTI
ROSSI SE COLTI SUL FATTO
IN OGNI CASO USATI

MAI DI PRIMA
PRIMA TU
POI VEDREMO




DI MODELLE
ÒVULI
UTERI
IN AFFITTO




LA FREGATA HA UN'APERTURA ALARE DI DUE METRI
IL SUO SCHELETRO PESA CENTOCINQUANTA GRAMMI
IN PICCHIATA RAGGIUNGE I TRECENTO CHILOMETRI ALL'ORA





SILENZIO
NESSUNO TI ASCOLTA
PARLI E NON TI CAPISCONO
DOMANDANO E NON RISPONDI
SPIEGHI E NON SONO PRONTI
IMPARI LA LORO LINGUA MA SONO GIÀ
UBRIACHI O ADDORMENTATI
SILENZIO




A POCO A POCO
IL PICCHIO LAVORA
L'ALBERO CHE HA
RAMI E RADICI
NEL CIELO E
NELLA TERRA
DOVE SALTELLA
GIALLO IL BECCO DEL MERLO





SOTTOMESSO A UNA CURA
PRESUNTA DISCRETA
PUNTO UN BERSAGLIO
CHE A VOLTE OSCURO
MI ME DICO
TALVOLTA INUTILMENTE E
A POCO A POCO
MUOIO



HO NOTATO DEI CREPITII DURANTE L'ULTIMA RECITAZIONE DEL
RADIOGIORNALE
COME QUELLI CHE SI SENTONO SUONANDO UN VECCHIO DISCO IN VINILE DANNEGGIATO DA RIPETUTI ASCOLTI




SONO UN CANE CATTIVO
UN CATTIVO CANE
ABBAIO ALLA LUNA
E ANCORA
MORDO L'ARIA



HO LE MIE COSE SPARSE OVUNQUE
FUORI PIOVE A DIROTTO
LA RADIO DICE "TEMPORALI VIOLENTI"
NELL'ABITACOLO DELL'AUTO PRENDO
UNA MOSCA AL VOLO IN PUGNO
GUIDANDO
LA NOTTE MI PIACE VIAGGIARE PER
STRADE SCONOSCIUTE



NON SERVE
ARRIVARE IN RITARDO
O
PARTIRE IN ANTICIPO
NON SERVE




3.X/81

NUOVE AVVENTURE

NUOVO MODELLO FIAT RITMO
VERDE PISELLO SECCATO

BELLO VA CON POCO COMODO
BASTA E PASSA A L'UNA LEVATA

TARGATA MI ARRIVA A PALAZZO
TENTARE LA VITA
IL DENARO CHE PARTE
SOSPIRO
LA SORTE




‘81

FEU ROUGE

GRAZIE
ALL'ASFALTO BAGNATO
VEDO IL RIFLESSO VENTRE FERROSO
DELL'AUTO CHE MI DA' IL VIA
CULO MAGENTA
VERDE




21.12.’88

J'AIME LA MERDE
J'AIME LA MERDE PLUS QUE TOUTE AUTRE CHOSE
J'AIME LA MERDE
JE LA REGARDE DE TOUT PRES
TAIME TOUTE TYPE DE MERDE
LA MERDE QUI EST PRODUIT ET QUI PRODUIT
C'EST POUR CELA' QUE J'AIME MA MERDRE
AU DESSUS DE TOUTE AUTRE CHOSE
J'AIME MA MERDRE
C'EST LA MERDE LA CHOSEQUE J'AIME LE PLUS
MAIS SOURTOUT J'AIME MA MERDRE

Dedicato al duemila, tempo in cui si mangerà la nostra merda (tutta) con l'obbligo di tenere il culo tappato.





OGNI MOVIMENTO HA LA SUA OSCILLAZIONE, OGNI CRIMINE LA SUA UTOPIA, PERCIÒ: TOGLIMI LE MANI DI DOSSO!



Prima di riflettere su un problema:
risolvi.
Prima di pensare di dire una cosa:
dilla.
Prima di dire di fare una cosa:
falla
Prima di organizzare un’azione:
agisci.




XII.’85

ALLA RICERCA DI UNA STORIA CHE SVELI LA CHIMICA DELLA MATITA.

APRO LA FINESTRA AL GIORNO.
IL VENTO DILUITO IN SOFFIO RAGGIUNGE LA SCRIVANIA.
IL RISVEGLIO DEL SEGNO.
IL FOGLIO CHE SCOMPARE SCIVOLANDO TRA PAVIMENTO E ARMADIO.
DATO LO SPESSORE IMMAGINARE LE POSSIBILITÀ DI UN RITORNO DAL BUIO INTERSTIZIO POLVEROSO.
RIAPPARE RICOPERTO DALLA LANUGINE FRAMMISTA A CAPELLI NERI E
ORGANICI CHE SI RACCOGLIE SEMPRE NEGLI ANGOLI RIPOSTI DELLE
STANZE.
IL SEGNO MUTATO DAL FOGLIO STROPICCIATO NON AMMETTE NE'
RIPETIZIONE NE' DIMENTICANZA: IMPOSSIBILE RACCOGLIERLO CON
PALETTA E SCOPINO, RISUCCHIARLO CON L'ASPIRAPOLVERE O TANTO MENO USARE UN FOGLIO-TRAPPOLA DOVE RIPETERLO PER CANCELLARLO A VIVAFORZA CON UNA GOMMA COLLAUDATA.
RIAPPARE DURANTE LA TREGUA DEL SONNO CREANDO, CON L'AIUTO DEL FLUSSO CONTINUO E LENTO DEL RESPIRO, DEBOLI CORRENTI D'ARIA CHE SCOMPIGLIANO E ANNODANO I CAPELLI.
AL RISVEGLIO, DOPO L'ACQUA GETTATA A PIENE MANI SULLA FACCIA E SULLE BRACCIA, CI PETTINIAMO DIMENTICHI DEI SOGNI CHE PENZOLANO INVISIBILI SUL CORPO APPENA SVEGLIO.
OSSERVO ALLO SPECCHIO: UNA CERTA PIEGA ALL'ANGOLO DELLA BOCCA E UNO STRANO RIGONFIAMENTO DELLE GOTE, DATA L'ORA PRECOCE, MI RICORDANO UNO SGHIGNAZZO FATTO SOTTOVOCE, MATERIALE E INUDIBILE: UN SOFFIO.






PIANOBAR

LEI GLI PARLA ALL'ORECCHIO
LUI LA SCHIAFFEGGIA RUMOROSAMENTE
LEI BARCOLLA E CERCA IL SUO VISO
E LO BACIA E DICE TI AMO
UNA MANO CHE E' UNA FACCIA
UNO SGUARDO COME INDIFESO RESPIRO
ONDA OSTINATA MI CERCHI
TI ACCOLGO COME CORROSO SCOGLIO

NON SU UN VASSOIO D'ARGENTO
VERRÀ OFFERTO L'AMORE




'88

UNA GRANDE COSTRUZIONE TRASPARENTE: UNA FABBRICA.
ARRIVO A PIEDI, L'ENTRATA E' SOTTERRANEA.
-BUON GIORNO.-
IL MIO CORPO VIENE IDENTIFICATO.
RISPONDE UNA VOCE: -BUON GIORNO.-
ATTRAVERSO IL PASSAGGIO E ENTRO NELLA COSTRUZIONE.
PERCORRO UN CORRIDOIO ARRIVANDO ALLA PORTA CHE LO CHIUDE: LA APRO.
OVUNQUE LUCE CHE DISSIMULA LA VASTITA' DELLO SPAZIO.
NON SO CHE FARMENE DEL TEMPO CHE SCORRE.
NON HO OGGETTI DA ABBANDONARE IN UN ANGOLO, APPOGGIARE SU UN RIPIANO, NASCONDERE IN UN CASSÉTTO.
UNICO MOBILE UNA SEDIA SU CUI MI SIEDO.
NESSUNO SPIGOLO A CUI AFFIDARE LO SGUARDO OBBLIGANDOLO.
LE MANI SULLE GINOCCHIA, L'ANGOLO DEL BACINO DEFINITO DALLO
SCHIENALE.
UN'ORDA DI CARATTERI ROMANI MAIUSCOLI MI DISTRAE DA PENSIERI
INCONCLUDENTI.
FISSO OSTINATAMENTE UN'ACCA.
QUELLA SI AVVICINA E RIESCO A FUGGIRE.






14.11.’83

Si stava temporeggiando; quando infine, organizzando un’attenta attesa, ci si accorse di poter scoprire con poco, veramente molto poco, il vero scopo del nostro arrivo.






NELLA CROSTA DELLA STIRPE CON COLTELLI E SCURI D'ARME
ECCOLI CON MANI E FACCE PIEDI E PETTI
A SFIDARE LA FUCINA DEI MILLENNI E DEI NANOSECONDI
CON FALSI SPECCHI E CANI DA CACCIA E DA TARTUFO
ALLA RICERCA DELL'AGLIO E DEL PEPERONCINO
ALLA RICERCA DEL CUORE
DEL CAPELLO
DELL'ANO PIÙ PURO
NELLA NOTTE PIÙ OSCURA E NELLA PIOGGIA PIÙ DURA CON UNGHIE E NASI AFFILATI COSCE E GOMITI FASCIATI PROTETTI DALLE SPINE DEI CACTI E CON LE ORBE DISSECCATE ECCOLI CON I GENITALI GELATI E UN NODO AL FAZZOLETTO ECCOLI FINALMENTE SONO PASSATI
HANNO LASCIATO FIGLI E MOGLI NONNE E PULCI AD ASCIUGARE AL VENTO E NOI QUI
A GUARDARE LE LORO BOCCHE CI E' VENUTA FAME A SENTIRLI RESPIRARE CI SIAMO MESSI A CANTARE ABBIAMO ANNUSATO IL SUDORE E MANGIATO LA POLVERE RECITATO IN RIMA E AFFILATO I COLTELLI

NON FU DIFFICILE ANNIENTARLI ERANO CIECHI E MUTI E SORDI DALLA
NASCITA
INSENSIBILI ALLE PROVOCAZIONI E LENTI NEI MOVIMENTI
IL LORO SANGUE AVEVA UN SAPORE DOLCE COME IL PANE MANGIATO
FUMANDO
SPEZZAMMO LE LORO OSSA CHE GIÀ I VERMI LE STAVANO RODENDO
CI DISSERO POI CHE NON ERAVAMO NOI QUELLI CHE CERCAVANO
MA UN POCO PIU IN LA CI DISSERO ANCHE CHE NON ERA VERO
CHE ERA STATA SOLO UN'IPOTESI E FORSE NEANCHE

POI VENNE LA NOTTE E CON LA NOTTE LA PIOGGIA
E CON LA PIOGGIA IL VENTO CHE ASCIUGO' LA POLVERE E IL BUCATO STESO
DA POCO
DOPO ALCUNE PAUSE MONDANE FU FESTA
NACQUERO DUE GEMELLI FEMMINA E FU FESTA
ALL'ALBA LA GRANDE MACCHINA INIZIO' CON FRAGORE A MACCHINARE
E MENTRE ERAVAMO A CASA A CONTARE FIGLI E MOGLI
E A SEPPELLIRE NONNE E PULCI
I MASCHI INABILI PARTIRONO
ERA IL CREPUSCOLO QUANDO RACCOGLIENDO I PANNI STESI ALL'ALBA
LI VEDEMMO ALLONTANARSI IN CONTROLUCE E ANCHE DI PROFILO
POI UNO DI LORO FECE RITORNO
E POI UN ALTRO E UN ALTRO ANCORA
CI DISSERO CHE L'IPOTESI ERA UN'IPOTESI
E SI GRATTARONO I COGLIONI
E OGNI GENERAZIONE LI SENTI' VIBRARE
E OGNI AMORINO LI FECE OSCILLARE
E CON RIGORE FERALE OGNI EVENTO
NE FU LA MANIFESTAZIONE RADIALE







L’anima gemella si fa dappresso.
Uno più uno fa due.
Il sole anche la notte.
Di venti folle più piccolo ne compie il trapasso.
Eccolo, cercando si è fatto trovare.
Nell’acqua e nella terra.
Nella fame e nella sete,
con l’orrore dell’orbita occulta.
Nel fango. Nel sangue.
Qui dentro e fuori non si esce e non si entra.
La sua ombra gli dice: fermati!
E’ sempre stato qui, dice. Lo senti?
Lo vedi nel vento, nelle nuvole.
Dolce innocenza cercano i lupi e la trovano
e la trovano.
Pronti stiamo aspettando, con la vanga e con il piccone
a scavare i segreti e l’innocenza si fa pace e giustizia.
Eccoli, sono usciti dall’ombra del nuovo sole
e chi è lì a vedere parla di simpatie di luce di un nuovo cielo
di un nuovo arcobaleno.
Il pianto della terra cessa.
Nuova pioggia bagna le messi.
Oro è il colore del grano maturo.




5.9.’83

Facenti parte di un progetto d’osservazione.
Ho dormito, ma faceva freddo, molto freddo.






CANE AL GUINZAGLIO
CACCA DI CANE
PELO DI CANE
PISCIO DI CANE
BAVA DI CANE
PUZZO DI CANE
LINGUA DI CANE
CAZZO DI CANE
L’UOMO È UN ANIMALE





ALZATA

Generatori per la vita dei mondi.
Turbini mulinanti e ancora
maelström icone galattiche
cicli stellari,
di bolidi ghiacciati
gravide buie lontane
nebulose gemelle,
ritmi traiettorie e
curvi pozzi insondabili
che lavano
levano da macchiniche foie.

Più grande e sobrio
dei fasti tecnocratici
il fido vento filosofico
offre quel che non si vede
ma che tutti hanno:
ciò che nessuno negli altri
riconoscer vuole
perso nei sogni
che ogni ricettacolo sogna,
così come fuoco fatuo
che consuma e cambio non produce.

Illumina e vesti
il vacuo girare in nero operare.
Porta al giardino il passo
e invisibile semina
arcobaleno di spiri
che tutto vede e
dove vuole arrivare decide
errando nell’ordine,
cadenza ancora sconosciuta
che dell’arco l’aereo ritmo rinnova.







ETERETE

Nella moltitudine
ottiene vorticando l’ubicuità più uno
come nel cosmo così nell’atomo
marcando i volumi nella sfera
uno dentro l’altro in fasi ordinate
danza come corda chiusa
in infinita ombra di trame.
Lampeggiando e sbattendo la porta
allacciando le stringhe
alzando un braccio
friggendo cristalli a colazione
a cena in bilico sugli abissi.
Una carezza, un poco d’attenzione
una rima, una pezza, un’emozione.
Una cascata di lacrime, un vortice tra le rocce.
Spavento e fantasia. Sognare.
Cosa raccontare? Quando suono è la mia storia!
La parola è una strana prigione
tutto ottiene meno uno
come perla in esilio dal filo
marcando i punti sulla curva
tra un tempo e uno spazio
non ancora umano che sa,
agita e percorre.
Veloce patumf tra patapumf
immersa in stracci e carta
semina paziente legando virgole e punti
leggero respiro di zero e uno.
Gola e tamburo, ponte di ossigeno.
Guarda come scrive la Natura!
Silenzio; ma, ancora una parola,
dal cuore viene la luce che mi vive
e ascolto e scrivo
solo una parola.
È sera e la cena si raffredda
a meno venti uno schiocco di dita la fa gelare
frutta e verdura
umori e odori
sagome nel vapore.
Ho perso il cappello e ci ho guadagnato un soprabito
impermeabile lavabile
non mi salva dalle frequenze
e nemmeno dalle scie. Ma:
filo la misura e il piacere
respirando mangiando pensando
il mostro è diluito
maschera fluida smorfia trasparente
alveoli stomaci cervelli
uova pesci e vitelli.
Ho preso un’influenza e ho perso la parola.





RATAVATAR

ANCORA E ANCORA
BELLO BELLO BELLO
IL NOSTRO CHE NON VOGLIAMO
NEL TEMPO ELETTRODOMESTICO
SENZA PUNTI E SENZA PAROLE
DEL DOVERE MECCANICO
PONTE BARDATO A FESTA
SIMULA COSTANTI INTERFERENZE
VISIONI DI IMMAGINI DI NUOVI EROI
MISURATI IN CORAZZE NUDE
DA VESTIRE
CON STORIE PER CONSUMARE

IL CORPO DEFRAUDATO
RITORNA E MANCANDO
LAVORA DA DENTRO
INASCOLTATO
INVITA QUESTO SOLE
ALLA TEMPESTA MAGNETICA
PER CADERE COME ANGELO CADUTO
ANCORA
E PER SOTTRAZIONE SVANIRE

ALTROVE
LA PARTE E OLTRE IL TUTTO
SVELA LA PROMESSA
DELLE VALIGE PRONTE
DELLE SEDIE OCCUPATE
DELLE CHIUSE IDROELETTRICHE




I MIEI OCCHI CON TE (2003)

Non toccarmi, lasciami stare.
Possibile che devi sempre farlo così?
Non sarebbe bastato.
Neppure cambiare automobile, perdere qualche milione in borsa o comprare tutte quelle sciocchezze inutili.
Sarebbe rimasto uguale. Come sempre.
Dimenticare.
Come fare? Tutto continuava così, sospeso a mezz’aria, senza decidere, senza reagire, lontano da una coerenza.
Irresponsabile, occupato da assilli non miei, problemi sempre diversi, ma ogni giorno drammaticamente identici, uguali nella loro pochezza: inutile maneggiamento di potenza per poi ritornare inevitabilmente al punto di partenza e ripartire, con foia da animale colpito, eccitato e indifeso.
Agitandoci, tutti insieme. A colazione, per un aperitivo, con segretarie, commercialisti e avvocati, ovunque oberati da etichette, sospiri, detto e non detto; hai capito? Dimenticato!
E la notte quei continui incubi, L’impressione di avere qualcuno di sconosciuto accanto, dentro, oltre la pelle, dietro agli occhi. La sensazione di essere vissuto.
Come un fuoco posticcio che non scalda ma che consuma, mi consuma lasciandomi al buio, cieco di fronte allo scorrere degli interminabili minuti. Ore notturne insonni, sospese tra l’ultima telefonata d’affari e la tata che mi sveglia portando il caffé.
Ecco, come se tutto fosse avvolto da reti invisibili ma invalicabili e più ti ci avventi contro e più si irrigidiscono.
Senti che tutto questo incozzare violento e opaco è come l’onda che cerca lo scoglio e lo consuma inesorabilmente a poco a poco in un morbido abbraccio di spuma.
Ancora. Ancora una volta. Accoglimi, dammi i tuoi occhi, dimmi che sono io che ti guardo.
Mi vedi? Offriti, fammi sentire che mi senti, che sono io ad accogliere le tue gioie, i tuoi tesori.
Chiedi, chiedimi tutto. Potrò finalmente scegliere e farti felice.
Io. Io, nella sicurezza dei miei atti, delle mie parole, del mio sguardo, con i miei occhi. Finalmente miei.
Nell’abbagliante luce solare, scegliere di vedere, di osare, di prendere ciò che mi è dovuto, che merito.
Con violenza ed impeto ritornare a cercare quello che ancora non ho trovato, ma che so che è mio da sempre, proprio qui, accanto a me.
Che attende.
Oltre le piccole bugie quotidiane, il sorriso d’occasione e le abitudini firmate.
Come una nuda verità da accogliere; acqua sorgiva densa e fresca, a piene mani, sulla pelle, da bere fino a quando la gola ne è sazia e insensibile da tanto è fredda.
E qui rimanere, nella pace del cuore, con la voglia di accoglierti.
Mi vuoi vicino nella luce, nella semplice e muta gioia di uno sguardo. Io sono qui, accanto a te, per te, per vederti e farmi guardare, per cercarti e farmi trovare.
Questo è degno, questo è mio, questo è vivere, questo è fuoco che consuma e scalda, che trasforma e purifica.
Prendimi, sono qui per te. Non domandarmi altro che non sia degno del mio sentirti, del mio respiro, della mia parola, dei miei occhi.




AUTORITRATTO

Guardami in viso, diritto negli occhi, non esitare a fissarmi, io sono proprio lì dove tu mi vuoi, in mezzo alla stanza, al centro della fotografia, inquadrato nel bel ritratto realista.

Avanzo nel rispetto delle regole e del percorso stabilito, nulla mi distrae, solo e puntato sul bersaglio che non perdo di vista, unica mia meta, visibile e nettamente stagliato all’orizzonte.

Ti guardo attraversare l’orizzonte, vedo ogni tuo passo e anticipo la tua direzione ed ogni eventuale minaccia o il passato allarme: la casamatta, la torre di guardia (quello che vedi urla), il castello, il cannocchiale, la telecamera.

In mezzo alla gente: una folla di visi, nasi, occhi, braccia, gambe; uomini e donne, bimbi.
Una molteplice danza di colori e di forme: discutono, ridono, cantano, ballano gesticolando rumorosamente.

Cercando nel disordinato rumore della folla un ritmo che mi identifichi, guardo disincantato e imito alcuni movimenti; io sono io, ma anche un po’ loro; guardo ogni smorfia, ogni espressione e riconoscendo saluto e rispondendo gioco.
Guardami guardarti: mi hai visto? Anch’io ti vedo e guardandoti scambio e cambio e cresco.
Non c’è paura o minaccia; riconosco le differenze e io mi riconosco come differenza tra le tante, mi espando cambiando e assorbendo nuove storie e nuove lingue: da corpo a corpo, da voce a voce, da viso a viso, da sguardo a sguardo.
Non siamo forse unici e uguali? Parenti e amici, amanti e conoscenti, fratelli e figli, madri e padri?
Non siamo forse differenti e identici nello scorrere dei giorni e delle stagioni, nel ritmo delle generazioni?

Mille occhi che mi guardano: autoritratto.

Il lato destro, quello sinistro.
Razionalità e intuizione.
Maschile e femminile.
Cosmos e Caos.
Nel conciliare gli estremi, nel cercare e riconoscere i limiti, i nostri limiti, si svela il destino di un’esistenza.

Sulla pelle del viso del capo maori Tupa Kupa stanno incise le armoniose curve logaritmiche delle energie muscolari, il soffio dei venti oceanici e il vaevieni delle onde, la corrosa geografia degli scogli e anche le traiettorie delle baluginanti luci dell’estasi sciamanica.
Sui nostri visi occidentali, percorrendo le rughe, a malapena possiamo riconoscere gli anni truccati dalla cosmesi.
Come riconoscere nei segni che nessuno ci ha mai insegnato leggere la traccia di un destino e, nel caso di esserci riusciti, come affidare ciecamente il nostro approccio ad un’ipotesi così casualmente determinata?

Mi perdo nel variegato alfabeto del colore degli occhi, nell’infinita numerazione delle gote, nelle curve e nelle gobbe dei nasi, nella catalogazione delle bocche: testimonianze di un creatore a cui piace dimostrarsi esistere nella molteplicità delle forme e non certo nell’ossessività dell’uno tanto idolatrato.

Eppure in questo infinito universo di forme, di eccezioni e di incroci, ognuno è individuo, unico nell’eterno fluire delle vite: possibile identità che si staglia precisa sulla linea dell’orizzonte di un destino determinato dalla libera scelta delle proprie azioni e perciò in cammino verso la scoperta della propria origine.

Come non perdere il senno o anche solo l’equilibrio, guardandoti negli occhi, o percorrendo la linea del tuo profilo? Come non ammutolirmi riconoscendo in te la mia unicità che ci eleva a eventi meravigliosi e straordinari nello scorrere dei millenni?
Per cercare un equilibrio e ricominciare a pensare, forse la soluzione è creare uno spiraglio di lucidità nell’immaginare la statica e più tranquillizzante fermezza delle ossa, l’ancor più eterna e fraterna bianchezza di un teschio.

Mille occhi che ti guardano: autoritratto.




“I capitani dell’economia spiegano sempre che l’economia è spaventosamente complicata, e lo è davvero, ma solo perché ci sono loro a complicarla. La loro economia è del tutto disordinata, uno lavora contro l’altro, (…). La loro complicazione è la complicazione del disordine da cui traggono vantaggio. Codesti capitani d’industria sono indispensabili solo per il disordine, le loro idee sono preziose solo per lo sfruttamento” (B.BRECHT, Me Ti libro delle svolte, 1934-1937).


Prima 7.IX.MMVI

Capitalismo molecolare.
Azienda snella.
Capitalismo territoriale.
Ricerca e sviluppo.
Classifica delle grandi imprese.
Rapporto città campagna.
Industrializzazione senza fratture.
Piattaforma produttiva.
Responsabilità sociale d’impresa.
Gruppo federato di banche.
Banca di segmento.
Globalizzazione a medio raggio.
Grande aggregazione.
Comitati territoriali.
Flussi e luoghi.
Carta dei valori condivisi.
Credito locale e globale.
Banca sociale.
Capitalismo delle reti.

LE CARICHE DEI CENTOMILA:
ACCA
ADVISOR
ARCHITECT
ARCS
AREA MANAGER LATIN AMERICA
ART DIRECTOR
ART MANAGEMENT
ASIAN MARKETS
ASSET MANAGEMENT
ASSISTANT GROUP
ASSISTANT PRESIDENT
ASSISTANT TREASURER
ASSISTANT VICE PRESIDENT
ATTORNEY AT LOW
BA (HONS)
BRAND MANAGER
BSC
BULLION DEPARTEMENT
BUSINESS & DICASTER RECOVERY MANAGER
BUSINESS CONTINUITY MANAGER
BUSINESS SOLUTIONS & SERVICES
CASH & TREASURY
CASH, TREASURY & SECURITIES LENDING
CENTRAL FILING & CREDITS MANAGER
CENTRO DI FORMAZIONE
CHAIRMAN
CHAIRMAN OF THE BOARD OF DIRECTORS
CHANGE & PROJECT MANAGEMENT
CHANGE MANAGEMENT UNIT
CHANGE MANAGER SENIOR
CHIEF EXECUTIVE OFFICER
CLIENT MANAGER
CLIENT OFFER MANAGEMENT
COMMUNICATION & PR
COMMUNICATION SPECIALIST
COMPANY SECRETARY
COMPLIANCE MANAGER
COMPLIANCE OFFICER
CORPORATE SECURITY
DEALER
DEPUTY CHIEF EXECUTIVE OFFICER
DEPUTY HEAD CORPORATE FINANCE
DEPUTY MANAGING DIRECTOR
DEPUTY REPRESENTATIVE
DERIVATIVES TRADING
DIPARTIMENTO CAMBI
DIRECTOR
DIREKTOR
DIRETTORE GENERALE
EQUITIES & DERIVATIVES
EQUITIES & DERIVATIVES TRADER
EQUITY ANALYST
EUROPEAN PRIVATE BANKING MANAGER
EVENT MANAGER
FCA
FINANCE + OPERATIONS MANAGER
FINANCIAL ADVISOR
FINANCIAL ANALYST & PORTFOLIO MANAGER (EFFAS)
FINANCIAL CONTROLLER
FINANCIAL PLANNING
FINANCIAL SERVICES
FIRST ASSISTANT VICE PRESIDENT
FIRST VICE PRESIDENT
FIXED INCOME
FIXED INCOME & CREDIT
FIXED INCOME SALES
FIXED INCOME TRADING
FOREX DEPARTEMENT
FOREX SALES
FORMATRICE
FUND MANAGER
GESTORE
GROUP ACOMMUNICATION & PR
GROUP INTERNAL AUDIT
GROUP MEDIA RELATIONVICE PRESIDENT
HEAD CORPORATE FINANCE
HEAD OF BUSINESS SOLUTIONS & SERVICES
HEAD OF COMPLIANCE AND MLRO
HEAD OF CORPORATE SECURITY
HEAD OF EQUITIES & DERIVATIVES
HEAD OF EQUITY FUNDS & INSTITUTION
HEAD OF INTERNATIONAL WEALTH MANAGEMENT
HEAD OF PRIVATE BANKING
HEAD OF PROJECT MANAGEMENT & PLANNING
HEAD OF TREASURY
HEAD OF TURKISH DESK
HEAD OF U.K. WEALTH MANAGEMENT
HUMAN RESOURCES MANAGER
INTERNATIONAL PRIVATE BANKING
INTERNATIONAL WEALTH MANAGER
INTERNATIONAL WEALTH MANAGER ASSISTANT
INVESTMENT SPECIALIST
ISOS – INFORMATION SYSTEMS & ORGANIZATION SUPPORT
ISOS - TECHNICAL SUPPORT SYSTEMS & ORGANIZATION SUPPORT
IT MANAGER
IT SECURITY MANAGER
IT SUPPORT
JAPANESE AQUITIES
JUNIOR TRADER
LIC. OEC. HSG
LIC. RER. POL.
MANAGEMENT INFORMATION SYSTEM-CONTROLLING
MANAGING DIRECTOR
MANDATARIA COMMERCIALE
MANDATARIO COMMERCIALE
METALLI PREZIOSI / BIGLIETTI BANCA
MONEY MARKET DEALER
MULTI MGMT & CENTRALIZED MANDATES
MUTUAL FUNDS
PORTFOLIO MANAGEMENT GROUP
PORTFOLIO OPTIMIZATION TEAM
PRIVATE BANKING
PROCURATORE
PRODUCT MANAGEMENT
PRODUCT MANAGER
PROJECT MANAGEMENT & PLANNING
PROJECT MANAGER
QUANTITATIVE ANALYST
QUANTITATIVE DEVELOPEMENT
RECHTSANWALT
REPRESENTATIVE
RESP. BUSINESS MANAGEMENT ASSISTANTS
RESPONSABILE DELLA RISTORAZIONE
RISK MANAGEMENT
RISORSE UMANE
SCIENTIFIC ADVISOR
SECURITIES TRANSATIONS
SEGRETERIA GENERALE
SENIOR ANALYST
SENIOR FUND MANAGER
SENIOR PRIVATE BANKING
SENIOR REPRESENTATIVE
SENIOR TRUST OFFICER
SENIOR VICE PRESIDENT
SOURCING
SOURCING / ECONOMATO
SOURCING / UFFICIO VIAGGI
SOUS-DIRECTEUR
STELLV. DIREKTOR
STRATEGY
TECHNICAL ANALYSIS
TECHNICAL SUPPORT & HELP DESK
TEP
TRAFFICO PAGAMENTI
TRANSAZIONI MONETARIE
TRANSAZIONI TITOLI
TREASURY
TREASURY DEALER
TURKISH DESK
VICE PRESIDENT
VICEDIRETTORE
VIZEDIREKTOR
WEALTH MANAGEMENT LIASON OFFICE



“Entriamo nel ventre freddo del Rivellino”.
Ventre umido, freddo, poco accogliente.
Ventre maschile, militare, che con le armi difende e promette ferite e morte agli attaccanti: cannoni pronti al fuoco e prese d’aria per eliminare i fumi, spesse mura, griglie e feritoie.
Grembo in negativo: non progettato per accogliere la vita, ma per distruggerla.
E pure in negativo è il Rivellino da quando è galleria e la grotta, come in un’operazione di purificazione, come un’intenzione di trasformazione di rinascita, si è riscaldata: leggere, fragili e trasparenti sculture colorate, folla che liberamente entra ed esce, curiosa e pronta alla sorpresa, senza paura, senza pericolo.
Non minacce di morte, ma musica, poesia, creatività, gioco e danza.



QUESTI E ALTRI TESTI SUL BLOG " PROGETTO DISCRETO DIRETTO "