giovedì 11 novembre 2010

DAL "DIARIO 9"

Come belva in agguato, sempre seguito e osservato, pronto al balzo, pronto all’attacco, alla difesa. Un’ombra, un riflesso, un fruscìo.
L’esito della caccia è incerto; l’assalto finale potrebbe non essere risolutivo, fèrale.
Esito, non mi muovo; nascosto tra gli oggetti e i mobili mi segue.
Faccio finta di nulla, imito disorientamento per invitarlo allo scoperto. Non si fa vedere, eppure è lì: dopo la cena, dopo il caffè, procrastinando l’ora di andare a dormire. Si finge assonnato, mima uno sbadiglio.
Sbadiglio anch’io.
Questo continuo seguirsi confonde il vero dal falso, la realtà dal sogno.
Le regole del gioco non definiscono chi è preda e chi predatore, il cow-boy e l’indiano, il marine e il talebano, il sognatore e la farfalla. I ruoli sono ambigui e questo continuo dissidio si giustifica col passare del tempo, col trascorrere degli anni. E ogni volta un gesto o una postura inadeguata rimanda l’azione, i nostri sguardi si incontrano, per un attimo, sufficiente a convincerci che non è il momento, non è ora, non è qui.
Non ancora. Non ancora.




RATAVATAR
(prima)

ancora e ancora
bello bello bello
il nostro che non vogliamo
nel tempo elettrodomestico
senza punti e senza parole
del dovere meccanico
ponte bardato a festa
simula costanti interferenze
visioni di immagini di eroi nuovi
misurate in corazze nude
da vestire
con storie per consumare

il corpo defraudato
ritorna e mancando
lavora da dentro
inascoltato
invita questo sole
alla tempesta megnetica
per cadere come angelo caduto
ancora
e per sottrazione svanire

altrove
la parte e oltre il tutto
svela la promessa
delle valige pronte
delle sedie occupate
delle chiuse idroelettriche

-Gaia scienza-
codesto solo
oggi possiam dirti
ciò che non siamo
ciò che non vogliamo





Saba: “la rosa più bella è quella che non colsi”. Ampliando il concetto oltre (forse) la sua intenzione originaria e dato per certo che non c’è una sola visione del reale ma una miriade di visioni da cogliere, o meglio, che ci colgono (complementari all’unico flusso che le ingloba); è proprio la visione a noi celata quella più importante, proprio perché è quella che più ci riguarda, più vicina e perciò nascosta e misteriosa.
Dove sono non è.
“Solo è colui che manca, e perciò ritorna” (Bene è un ottimista).
Importa ciò che non si vede, la parola che non si ascolta, la musica coperta dal rumore, la frase che non si capisce. Per questo è importante il costante ascolto interiore: per saper cogliere ciò che non si sente.
Concentrandosi non si sente, si coglie nella disattenzione, nell’errore, nelle pause, sviati dall’accordo errato.
Affascinante, poco interessante.
È dove non sono.
l’equivalenza nasconde l’identità
la ripetizione nasconde il movimento
il pleonasmo nasconde il significato
l’unità nasconde la differenza
l’omotetia nasconde l’evoluzione
la simmetria nasconde l’uniformità
la confusione nasconde l’intento
il discorso nasconde la pulsione
il ciclo nasconde l’eternità
il vuoto nasconde l’agitazione
il nulla nasconde il molteplice
Alcune volte riflessivo, altre no.
Reciproco forse.
Comunque tutto da verificare.
Non capisco, perciò spiego.
il ricatto nasconde il bisogno
Certe volte esagero e dovrei veramente occuparmi dell’affitto.
la necessità nasconde la provvidenza
la violenza (fisica) nasconde la manipolazione (eccessivo autocontrollo)




18.IX.MMX (algoritmo astratto)

DAL CONTESTO


SONO APPENA ENTRATO E MI STO CHIEDENDO COSA FOSSE.
CERCO DI DISTRARMI UN PO’:
CI SONO DEI CIOCCOLATINI SUL TAVOLO,
SPERO DI RESISTERE ALLA TENTAZIONE.
DISTINGUO LE SINGOLE COMPETENZE.
SPECIALIZZATO, ANALIZZO SEGUENDO LE ORME DELLE TRASCRIZIONI.
CHE COSA È PIÙ DIFFICILE?
È SEMPRE COME SE FOSSE LA PRIMA VOLTA.
C’È OVUNQUE LA POSSIBILITÀ DI RICERCARE UN’INTESA
CON UN DIALOGO FITTO E INTENSO CHE VIENE AMMORBIDITO.
LE INTESE SONO SSOLUTAMENTE DIVERSE, ANCHE CON TE STESSO.
CI SONO POI TANTI EQUIVOCI, ANCHE ECCELLENTI:
UNA TROVATA PUBBLICITARIA CHE VOLENTIERI ACCOLGO,
UN PICCOLO VIAGGIO NEL TEMPO.
SONO PREPARATO.
MI SENTO CONTEMPORANEAMENTE IL GATTO E LA VOLPE.

Mi ha colto preparato la lettura dell’estremista Sgalambro: ero già convinto della realtà dell’illusione di un cambiamento, di un miglioramento e dell’assurdo spettacolo dell’agitazion mondana, in alcuni frangenti persino divertente. Questo è il senso della raccolta delle notizie di cronaca che con ironia fèrale ripetono il flusso e il riflusso di una stupidità sofferente a cui non c’è scampo.
L’ipotesi è che tutto questo sia un velo che nasconde una visione, un progetto più limpido e lucido di cui non vediamo che intermittenti luminosi baluginanti riflessi, tracce sparse senza possibilità di una continuità probatoria.
Ipotesi che forse è meglio evitare di affrontae seriamente, inventando strane occupazioni con effetti speciali e abbaglianti trovate, onde evitare la sofferenza di una lunga tortura e conquistarci una via di fuga veloce e sicura.


AL TESTO

SUL GRETO DEL FIUME
SULLA RIVA DEL LAGO
SASSI RAMI SECCHI E SACCHI DI PLASTICA
SCHIUMA PORTATA DALLA CORRENTE.
AMMIRO E CONTO LE ONDE
COME UN CANTO CHE OFFRO
AL FLUSSO CHE RIFLETTE E SPECCHIA
L’IMMAGINE DELL’ALTRO CHE CANTA E RITMA
IL CHIARO SUONO CHE RIFRANGE IN BOLLA
UNA DIMENSIONE CHE RAPISCE E ANNULLA.
ASCOLTO SUI PALMI STESI
L’ONDA CHE ARRIVA ALLA VITA
FRESCA FREDDA ESTRANEA.
CHIUDO LA BOCCA E MI TUFFO.
IMMERSA TESTA TEMPERATA.
MI ABBANDONO ALLO SLANCIO
E NELLA MEDESIMA ACQUA
NUOTO VERSO L’ALTRA RIVA.

Che dire?
Oggi piove e passeggiando per strada osservo i rigagnoli che scorrono sull’asfalto e le gocce che creano bolle nelle pozze.
I miei passi rinnovano le onde del flusso, con le scarpe umide sguazzo e l’acqua salta e rimbalza lucida e viva.
Dalle auto che passano scaturiscono californie liquide.
Come spiegare?
Sento la gioia del ritmo, del gioco, della libertà espansiva, del ciclo inarrestabile che dalla sorgente arriva al mare, che dalle nubi cade in pioggia.




Trasferta domenicale in bicicletta ad Origlio.
OCCUPAZIONI DOMENICALI ESTIVE:

taia l’erba
tirà sü i föi
fa l’aspirapulvura
taia la scèsa
fa cagà ul can
svöidà la bursa
serà ul cancell
purtà a spass i fiö
netà la machina
lüstrà ul buton
cambià i lenzö
cambià la sabbia dal gatt
fa girà la moto
ciapà ul suu
nà a truvà la nona
tirà sü ul mür
dörmi fin a mesdì
portà fö ul caval
tirà sü la ramina




28.I.MMXI giornata della memoria
Toute la journée
on pourraît dire oui
sans me regarder
Sono arrivati tantissimi messaggi.
La vita è bella è un film che i bambini possono benissimo vedere, quelli che non vogliono vedere la partita.
Per tre anni di seguito.
Ci vedevamo ogni tanto in piazza Mazzini.
come capitava spesso.
Lui era un mercante di schiavi.
tutti parlano dell’avvenire della nostra invenzione
che cosa ne farà l’uomo?
Non sarà possibile essere presenti in tutti i luoghi.
La zona grigia. L’amico ritrovato, Due soprattutto.
Aveva capito chi ero. Sitting naked by the phone.
All’interno della colonna sonora.
Si autodefiniscono sfacciate.
Sei libero il tre? Dipende dal due!
L’aveva conosciuta in Spagna. Un po’ di cortina fumogena.
Ha lavorato nell’esordio. Ascoltiamo i nostri sogni.
Io devo dirvi che non sono quello che voi credete.
Vivo un po’ provvisorio. Rendono la vita una favola incantata.
Lei ha studiato ma è stato ma è stato sempre rimandato.
Meno male che l’hanno rimesso in circolazione.
Look in my life, I’m a lot like you were.
Una giornata incredibile. Era in piena estate. Doing my job.
Poi andai al cinema. Like a ferry. Voglio una foglia.
Sono anni che lei va al posto suo. On the road.
Non c’è bisogno di andare fino a laggiù. Coast to coast.
Stai lontano da me. Questo non mi era mai capitato.
Quello riesce a entrarti sotto la pelle.
Quindi: non fiatare.

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